domenica 30 dicembre 2012

GIUNI missione extra (07) Raccontare un incontro del laboratorio (per tutti i gruppi)

Alcuni di voi mi hanno inviato degli interessanti resoconti dei discussioni e degli incontri del laboratorio. Ed è un vero peccato che rimangano materiale privato. Potete intuire la finalità della missione (facoltativa!) che sto per proporvi: pubblicare resoconti delle attività del laboratorio. Queste sono le indicazioni operative: 1. resoconti e descrizioni vanno pubblicati sia come commento a questo post sia nel vostro blog; 2. la scadenza per la pubblicazione è il 31 gennaio 2013; 3. il punteggio per questa missione è di 200 punti. Segnalo, come nella precedente missione, che il punteggio verrà attribuito solo dopo la mia lettura a garanzia di un minimo livello qualitativo. Sara mia cura segnalare entro la prima settimana di febbraio, con un apposito commento a quanto pubblicato, l'assegnazione o meno del punteggio.  

11 commenti:

  1. Proprio mentre ero, lo scorso 4 gennaio, durante il mio ultimo viaggio ho pensato a un incontro molto caratteristico e "UNICO" nel suo genere che abbiamo fatto durante il laboratorio...
    Ero alla ricerca di occhiali da sole "Vintage" all'interno di un negozio di antiquariato tra scaffali impolverati e vecchi oggetti, vicino a piazza Taksim ad Istambul ed ho scorto una cesta contenente centinaia di fotografie... Generalmente ignoravo questo tipo di articoli presenti all'interno dei "mercatini delle pulci"... Ma questa volta la mia attenzione si è fermata proprio su quella catasta di fotografie ritraenti soggetti diversi da noi per provenienza, ma simili per le espressioni, gli atteggiamenti, gli sguardi e le posizioni assunte nelle foto.
    Eh così mi è venuta in mente la nostra reazione di perplessità scaturita da una prima introduzione delle foto in bianco e nero da parte del professor Bruni a lezione. Foto che personalmente fino a quel momento ritenevo macabre, fini a sè stesse e che non avevo mai valutato dal punto di vista emotivo.
    Ebbene, durante quella lezione di laboratorio, dopo un'affascinante presentazione delle immagini da parte del prof, abbiamo cominciato a fantasticare su quale fosse la foto più bella e più interessante da interpretare. La consegna era infatti quella di scegliere una foto tra quelle proposte e provare empatia nei confronti di uno dei personaggi ritratti, descrivendo con una frase emozioni e pensieri provati da lui in quel momento. Consegna affascinante vista soprattutto la varietà di foto proposte.
    Così è partita la corsa da parte di noi studenti per accaparrarci l'immagine "speciale" da interpretare, gara stroncata per fortuna dalla possibilità di riguardare e scegliere le foto con più calma ON LINE su FLICKR.
    OGNI FREQUENTANTE DEL CORSO HA COMINCIATO COSì A OSSERVARE ATTENTAMENTE LE ESPRESSIONI, I PERSONAGGI, I LUOGHI, GLI ARREDAMENTI, GLI OGGETTI E I PARTICOLARI PRESENTI ALL'INTERNO DELLE IMMAGINI.
    io personalmente ho scelto "L'uomo in bici"...
    E' stata davvero una lezione particolare che come dimostra la riflessione che ho fatto in vacanza, dopo circa due mesi, oltre ad avermi lasciato un bel ricordo, ha anche ampliato il mio modo di "spulciare" gli antiquari e di far emergere particolari emozioni(a mio avviso già recondite dentro ognuno di noi), appartenenti ai personaggi sconosciuti dalle foto.

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  2. Ciao a tutti!
    Qui troverete il post dove racconto del primo incontro del laboratorio:

    http://giocanimando.blogspot.it/2013/01/missione-extra-07-raccontare-un.html

    Miriam Lamelza
    II anno, gruppo A

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  3. Il Laboratorio di Metodologie del gioco e dell’animazione si è rivelato un’esperienza davvero singolare, in quanto mi ha permesso di sperimentare il gioco nelle sue molteplici sfaccettature e, soprattutto, di comprendere la serietà del gioco stesso. Tra le tante attività ludiche che ci hanno coinvolto ve ne sono alcune che mi sono rimaste impresse in modo particolare, dal momento che nutro un particolare interesse per l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni: sto parlando dei giochi di Bruno Munari, figura eclettica del '900. Non avrei mai pensato che da una semplice rosa di puntini neri potesse venir fuori il volto sereno di una bimba paffuta, riccia e piena di nei (e che, probabilmente, mi somiglia un po'!) o che un anonimo foglio di carta rettangolare potesse dar vita ad un albero tridimensionale! Questa esperienza mi ha fatto riflettere sull’importanza del gioco, della fantasia, della creatività, insite nell’espressione artistica, per il benessere, lo sviluppo e l’apprendimento del bambino. Credo sia fondamentale per un insegnante favorire la libera espressione della creatività. Si tratta di strumenti privilegiati attraverso i quali il bambino comunica, con naturalezza e spontaneità, il suo vissuto interiore, la sua sfera affettiva, relazionale ed emotiva. I bambini, soprattutto i più piccini, non sono in grado di dare un nome alle proprie emozioni, per questo la libera espressione artistica consente al bambino di intraprendere un viaggio nel suo mondo interiore, di immergersi in una dimensione spazio/temporale tutta sua nella quale si sente al sicuro, a proprio agio, libero di far emergere emozioni, paure, bisogni, ferite, ma anche gioia e stupore, senza timore, anzi, aumentando la consapevolezza di sé. In questo senso il creare è un' attività estremamente meditativa. L’interesse che il gioco creativo suscita non consiste tanto nel risultato raggiunto, quanto nel processo artistico in sé, nel percorso che si sceglie di intraprendere per produrre.
    Munari, come la Montessori, ci insegnano che non c’è bisogno di imporre ai nostri figli la strada per la creatività: essa è profondamente radicata in ciascuno di noi sin dall'infanzia. Compito e dovere di ogni genitore/educatore è quello di non sprecarla e di permettere a quel seme di germogliare nel migliore dei modi, quindi di fornire ai bambini l’incoraggiamento, lo spazio, gli strumenti e aiutarli a sperimentare, cercare e scoprire da soli con autonomia, non dicendo cosa fare, ma come.
    Concludo con un pensiero significativo di Bruno Munari:

    Conservare lo spirito dell’infanzia
    dentro di sé per tutta la vita
    vuol dire conservare
    la curiosità di conoscere
    il piacere di capire
    la voglia di comunicare.

    Bohemian Rhapsody (Marta Petrella), II anno, gruppo B

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  4. Ciao a tutti!!!Proprio durante il tirocinio nella scuola dell'infanzia mi sono tornati in mente tante delle esperienze che ho vissuto grazie al laboratorio....e quindi ho deciso di scrivere questo post proprio per sottolineare quanto di positivo ci ha lasciato. Uno degli incontri che mi ha colpito particolarmente è stato quello in cui abbiamo giocato alla caccia al tesoro umano... Ricordo come sia stato divertente scambiarsi informazioni riguardo gli interessi con persone che non conoscevo... é stata davvero una bella esperienza e a mio avviso, anche in linea con quello che in realtà accade a scuola. Come ho detto durante in tirocinio ho avuto modo di apprezzare ancora di più le esperienze fatte e mi sono resa conto, in particolare riguardo alla caccia al tesoro umano di quanto questa sia un attività che si avvicina molto al modo di fare dei bambini. Ho osservato molti bambini che parlavano dei giochi preferiti, dei colori...Molte dinamiche relazionali dunque,si basano proprio,sul tesoro umano. Importante e interessante tenere conto di questo soprattutto quando si lavora con bambini piccoli. Spero che il mio pensiero sia stato chiaro e vi abbia portato a riflettere e apprezzare l'esperienza fatta.
    Thaimiti IV anno

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  5. "L'uomo è fatto per essere un giocattolo, strumento di Dio, e ciò è veramente la migliore cosa in lui.
    Egli deve dunque seguendo quella natura e giocando i giochi più belli, vivere la sua vita, proprio all'inverso di come fa ora" (Platone, leggi, VII, 803 c).
    Mi si chiede di descrivere un incontro interessante, avvenuto durante il laboratorio.
    Ebbene l'incontro più interessante per me è stato quello con "il gioco".
    Il gioco come capacità di aprirsi agli altri, come possibilità di mettersi in discussione ma anche un modo per sdrammatizzare e relazionarsi con gli altri in forma più serena.
    Il gioco, che da sempre avevo considerato confinato all'infanzia, è ritornato prepotente in età adulta. All' inizio una imposizione, alla fine una scelta.

    Esther buonanno II anno

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  6. Poco fa, giocando ad un gioco di parole online chiamato “Wordox”, ho ripensato con nostalgia ad un particolare incontro del laboratorio in cui, prendendo spunto dal libro Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, abbiamo svolto dei giochi con le parole. Dopo averci spiegato cos’è un anagramma (risultato del cambiamento di posizione delle lettere all’interno di una parola) e cos’è un acrostico (gioco di parole che consiste nel trovare vocaboli le cui iniziali danno, se lette di seguito, una parola di senso compiuto), il Professore ci ha chiesto di realizzare un anagramma partendo dalle lettere del nostro nome e cognome e, successivamente, di realizzare un acrostico in relazione alla sigla UNIMOL, esprimendo, così, il nostro pensiero sull’università. Io personalmente, ho trovato particolarmente divertenti queste due missioni e, soprattutto per quanto riguarda l’anagramma, mi sono divertita a cercare le combinazioni più insolite e assurde: tra tutte le associazioni che ho sperimentato, ho deciso di riportare sul blog quella più buffa (“Nadia che pallinaa!”). Al contrario, ho impiegato meno tempo per la realizzazione dell’acrostico, in quanto ho avuto un’idea istantanea e spontanea ( Uniamoci Nell’ Indimenticabile Mondo Originale: L’università), probabilmente dovuta al particolare coinvolgimento in tale attività. Io ritengo che tali attività possano essere proposte ad una classe di bambini frequentanti la scuola primaria, in quanto, oltre ad essere divertenti e coinvolgenti, permettono di conoscere i segreti della lingua, di appropriarsi dei meccanismi che la regolano e di scoprire le potenzialità del linguaggio, facilitando l’acquisizione di competenze linguistiche e creative. Durante lo stesso incontro del laboratorio, ispirandoci sempre a Rodari, ci siamo dedicati ad un ulteriore gioco, il binomio fantastico: ognuno di noi ha scritto una parola su un foglietto e, poi, ne sono stati sorteggiati due (i foglietti contenenti le parole “blog” e “palla”). A questo punto, il Professore ci ha invitati a scrivere una storia, includendo in essa le due parole estratte, e ci ha suggerito di cercare trame e accostamenti inusuali. Ho apprezzato molto quest’attività, in quanto la scrittura è sempre stata il mio hobby preferito: quando ero piccola mi divertivo a scrivere filastrocche; frequentando la scuola primaria ho iniziato ad appassionarmi ai temi e ho partecipato ad un concorso regionale riguardante la descrizione dei nonni (ricordo che, dopo aver vinto quel concorso, ero così piccola e ingenua da sentirmi una vera scrittrice!); crescendo, ho iniziato a scrivere diari e a 13 anni ho aperto un blog in cui scrivevo il resoconto delle mie giornate; ora la mia passione per la scrittura è ancora viva, così come il mio sogno nel cassetto di scrivere un libro. Quest’attività, dunque, ha subito suscitato in me grande entusiasmo: scrivere aiuta a rilassarsi, a mettere da parte i problemi della vita quotidiana per immergersi in un altro mondo, un mondo in cui ci sei solo tu e il tuo foglio da riempire, oppure tu e lo schermo del tuo pc. Cosa c’è di più rilassante? Così, ho inventato una storia in cui i blog prendevano vita. Anzi, forse “inventare” non è la parola appropriata: potrei dire che la storia si è formata da sola. Infatti,dopo aver sentito le parole “blog” e “palla”, un flash di pensieri ha invaso la mia mente, ed io non ho fatto altro che riportare per iscritto, di getto, quel mondo di blog animati che si era creato.[...]
    Daiana Panichella, II anno, gruppo B

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  7. [...] Anche questa, secondo me, potrebbe essere un’attività significativa da proporre ad una classe di bambini, non solo per stimolare il potenziamento di competenze linguistiche e creative, ma anche perché la scrittura può aiutare il bambino ad esprimersi, costruendo la propria identità. Successivamente, si potrà proporre ai bambini la drammatizzazione della storia. Recitarla personalmente permetterà al bambino di immergersi nell’atmosfera creata, appropriandosi gradualmente del racconto e dei suoi significati, coinvolgendolo corpo-mente in un gioco di finzione. Inoltre, dal punto di vista della socializzazione, la drammatizzazione assicura la comunicazione tra i bambini e sviluppa lo spirito di gruppo per mezzo della condivisione di idee ed emozioni nel costruire, nel realizzare e rappresentare la storia. Infine, la drammatizzazione stimola la capacità creativa del bambino e facilita l’espressione di sé, aiutandolo a vincere la timidezza.
    Concludendo, nonostante abbia deciso di presentare questo incontro del laboratorio, ho apprezzato tutte le attività e ho trovato molto originale e coinvolgente l’intero percorso.

    Daiana Panichella, II anno, gruppo B

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  8. Ricordo con piacree quando abbiamo giocato alla Caccia al tesoro umano.
    In realtà già lo conoscevo...più o menp 3 anni fa, durante il corso di formazione del servizio civile, la psicologa propose a me e al mio gruppo questo gioco, con l'obiettivo di approfondire la nostra conoscenza.
    Personalmente penso che sia un gioco bellissimo perchè permette di legare con tante persone, di conoscerle, fare nuove conoscenze, e utilissimo soprattutto per le persone come me che sono timide e riservte. Si è "costretti" a mettersi in gioco e dopo l'imbarazzo iniziale si prende gusto, ci si scioglie, ci si diverte!
    Quando farò l'insegnantesarà sicuramente un gioco che proporrò ai miei alunni.
    Silvia D'ettorre
    Oblu II anno

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  9. Il laboratorio del gioco è stato un laboratorio molto interessante perchè ci ha fatto intraprendere un meraviglioso viaggio nella fantasia, nel mondo della libertà espressiva.....ma ci ha fatto scoprire anche la parte seria del gioco che non è una semplice evasione dalla realtà ma molto di più. Esso è uno strumento fondamentale per conoscere chi ci è di fronte, è un ottimo strumento didattico, è impegno.....proprio come il tenere aggiornato questo blog. Sì, l'ho ammetto, l'ho un pò trascurato questo periodo ma ora rileggendolo, capisco che questo "gioco" è stato davvero molto istruttivo e stimoltante.
    Di questo laboratorio sono 2 le attività che mi hanno particolarmente colpito e che penso riutilizzerò un domani con i miei alunni. Dato che io amo tantissimo leggere ma soprattutto scrivere, mi sono divertita a metter sù la mia presentazione. E' stato difficile descrivere se stessi e in modo particolare entro un limite di battute e per di più aggiungendo un pò di rima. Mi ha fatto tornare indietro nel tempo quando alle scuole elementari scrivevo poesie. E' un ottimo modo per indagare dentro di sè, per conoscere gli altri, per mettersi in gioco e di farsi, perchè no, un pò di risate.
    La seconda attività è la caccia al tesoro umano, che premetto che non conoscevo, ma che ci ha permesso di conoscere i nostri compagni di corso e di curiosare su alcuni aspetti della nostra vita.
    E' stato molto bello vedere come persone timide si aprivano e raccontavano facilmente e volentieri qualcosa in più, e gente apperentemente più aperta ed espansiva che rispondeva a stento alla domanda. Sicuramente da rifare!

    Alessia Laquintana
    Atir II anno

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  10. Le lezioni del laboratorio di metodologia e tecnica del gioco e dell’animazione si sono svolte in un clima decisamente giocoso.
    Infatti, nel laboratorio abbiamo sperimentato noi stessi, futuri educatori, il gioco come forma di educazione e come modalità per raccontare e per raccontarsi.
    Noi studenti, ci siamo raccontati attraverso una modalità virtuale: ogni settimana dovevamo svolgere delle missioni, che avevano una scadenza, e dovevamo pubblicarle su un apposito blog (Giocare in Unimol) creato dal professor Bruni e a cui noi facevamo riferimento.
    Anche noi abbiamo aperto un blog personale su cui dovevamo pubblicare le missioni.
    L’apertura del blog è stata la prima missione, che ci ha dato 500 punti di partenza. Personalmente, già da questa missione ho compreso che avrei imparato molto del mondo virtuale da questo laboratorio, mondo che per me era un po’ ‘ignoto’; infatti, non avevo mai aperto un blog.
    Sempre durante la prima lezione, abbiamo svolto, a gruppi, un gioco di socializzazione: il gioco dell’oca in versione gioco della vita, in cui ogni casella ci permetteva di raccontarci. Questo gioco ha ‘rotto un po’ il ghiaccio’ e ci ha permesso di socializzare.
    Durante le lezioni successive il professore ci ha permesso di socializzare con il mondo della creatività e della fantasia, importantissime nei GIOCHI, prendendo spunto anche un po’ da Gianni Rodari e dalla sua Grammatica della fantasia. Infatti, ci siamo impegnati a creare anagrammi (con il proprio nome), acrostici (con la sigla Unimol) e racconti (seguendo il criterio del binomio fantastico).
    Io apprezzo molto Rodari e quindi mi sono divertita tanto. Non c’e niente di più bello che provare in prima persona ciò che poi si farà sperimentare ai bambini. Infatti, credo che una maestra debba auto educarsi per poter educare autenticamente.
    In seguito, durante una lezione il professore ci ha proposto qualcosa di molto interessante: durante la lezione sul computer del professore scorrevano foto antiche di persone che non conoscevamo, ‘vecchie’ di un secolo … Cosa succedeva? Bhè, avevamo a che fare con le empatie digitali … Il professore ci stava facendo vedere le persone di diversa epoca in cui ci saremmo dovuti immedesimare!
    Ognuno di noi ha scelto una foto e la missione consisteva nell’immaginare ciò che quelle persone stavano sentendo o pensando nel momento in cui la macchina fotografica ha immortalato per sempre la loro immagine, portandola fino a noi … È stata una missione davvero interessante … provare ad estraniare se stessi per far diventare se stessi l’altro, lo ‘straniero’.
    Nelle lezioni successive, il professore ci ha illustrato i vari tipi di giochi (cooperativi, di presentazione, vitalizzanti, di conflittualità).
    In aula, abbiamo sperimentato un gioco di conflittualità, che consisteva in un confronto tra gruppi, modulato dall’altezza delle voci; in aula ci siamo divisi in due gruppi, quello molisano e quello pugliese e attraverso dei referenti abbiamo creato una pseudo – lite, sul tema della presenza pugliese nell’unimol … È stato un gioco davvero divertente e abbiamo riso tanto … Penso a quanto potrebbero divertirsi i bambini, dato che noi ci siamo divertiti così tanto.
    In seguito, nelle altre lezioni abbiamo visto come si può giocare con le linee e i puntini, creando immagini e figure davvero belle … sull’esempio del grande Munari.
    Nelle ultime lezioni ci siamo presentati scrivendo di noi stessi in modo breve, chiaro e anche divertente sul nostro blog e su quello del laboratorio … E credo che dopo questo laboratorio abbiamo scoperto qualcosa in più di noi stessi … la nostra parte più giocosa e divertente!

    Pertanto, penso che questo laboratorio sia stato molto interessante, proprio per aver permesso a noi futuri educatori di sperimentare il gioco, cogliendo tanti aspetti di esso, come la creatività, la fantasia, la narratività e infine la possibilità, di cui nessuno potrà mai privarci, di sentirci un po’ bambini e di sorridere …

    Elena Pezzuca IV anno Doisneau88

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